martedì 29 marzo 2011

Mini Grammatica Dialetto Stiglianese - Lezione n° 13 - Particolarità (Parte II)

In questa sezione troverete alcune particolarità che il nostro dialetto presenta, di cui alcune informazioni presenti nei post precedenti. Prima di cominciare provo a spiegarvi alcuni concetti base di grammatica. Dovete focalizzare l’attenzione su due termini: ENCLISI, PROCLISI e METATESI.

L’enclisi è un fenomeno per cui una parola, un monosillabo, privo di accento proprio, si appoggia a quella precedente in modo da formare con essa un’unità fonetica e spesso anche grafica (In italiano, per es. scrivilo, parlami, salvalo).
Proclisi, invece, è il fenomeno contrario cioè la parola atona, priva di accento si appoggia alla parola seguente (In italiano: tu vai, pron. tuvvài; sopra tutto, pron. soprattutto).
La metatesi (non è un tumore, tranquilli!) è una figura grammaticale che indica il cambiamento di posto di singole lettere o sillabe all'interno di una parola (In italiano coccodrillo è una metatesi del derivato latino crocodilus). Tali concetti si ripresenteranno più sotto.
Abbiamo già detto in precedenza che la negazione “non” ha una doppia versione: no’ e na’ e si usa indifferentemente, sia per il maschile che per il femminile, soprattutto per evitare un cattivo suono della pronuncia. Si usa invece “non” se precede una parola che comincia per vocale.
Esempio: non è buono = no’ (na’) mmòle; non avevo nulla = non avéje nìnte.
La preposizione semplice “in” si fonde spesso con la parola che segue (PROCLISI)
Esempio: in principio = mprencépie; in testa = ncàpe; in petto = mpìtte; in mezzo = mminze.
Stessa sorte subisce l’articolo “le=il” quando incontra la parola che cominciaper “l”. Esso si fonderà con la parola seguente (PROCLISI) e si leggerà:
Esempio: il labbro = lluàbbre; il lupo = lluéipe o llòipe; il libro = lluébbre; il lutto = llótte.
Ci sono poi altre forme di proclisi con valore rafforzativo.
Esempio: testa di maglio = cape d’ammàgghie; rubare = arrebbò; mi sembra difficile = affòrte me pàre. Riguardo le forme di ENCLISI ecco alcuni esempi:
no = nóne; sì = séine; zio = ziàne; mia sorella = sòreme; mio fratello = fràteme.
Per la METATESI ecco alcuni esempi:
trascinare = trascenà trascina = tranésce
tosare = caserò tosatura = caréuse.
Altra particolarità del nostro dialetto è che molte parole, verbo compreso, subiscono una sincope, cioè si perde un suono all’interno di esse.
Esempio: amico = améicue; amico mio = amécue méje
Abbiamo = avéime; abbiamo studiato = ame stediòte
Siamo = séime; siamo amici = séme améice
Prima = préime; prima di te = préme de tè.

Questo è tutto, gente! Ringraziamo quelli che hanno seguito queste note e che, soprattutto, le hanno applicate. Il ringraziamento più sentito va invece a Michele Mastronardi con il suo “La lingua dei nostri padri-Dizionario Dialettale Stiglianese” da cui abbiamo attinto…a piene mani.

martedì 22 marzo 2011

Mini Grammatica Dialetto Stiglianese - Lezione n° 12 - Particolarità (Parte I)

Ora è il momento di affrontare alcune particolarità del nostro dialetto. Per meglio comprenderle, il consiglio è di non ancorarsi alle strutture e alle regole della grammatica italiana.Le osservazioni condotte hanno notato che il dialetto stiglianese è una lingua le cui parole mutano nella radice e non nella desinenza, cioè la parte finale di una parola. I maggiori difetti si incentrano soprattutto sul maschile singolare dei nomi (di persone, di animali e di cose) perchè l'articolo che precede spinge il nome stesso all'alterazione. Stessa sorte subisce il verbo quando è preceduto dal pronome personale "le"=lo (pégghie=prende; le puégghie=lo prende).
Vi sono dei casi di apparente mutamento dei nomi nella desinenza; ciò è dovuto non al passaggio del maschile al femminile o dal singolare al plurale, bensì alla posizione che la parola occupa nel contesto della frase. Esempi: la mamma mia=la mamma méje; la mia mamma=la méja mamme; la via nuova=la véja nove; la nuova via=la nova véje.

venerdì 11 marzo 2011

Mini Grammatica Dialetto Stiglianese - Lezione n° 11 - Parole che terminano in "óne" "óre" "óte"

  • Le parole che finiscono in “óne” “óre” “óte”, con l’accento acuto, al plurale la “o” si trasforma in “eu”. Se sulla “o” cade l’accento grave resta inalterata.

Esempio:
Singolare          Plurale
le guoglióne      le guaglièune
le nepóte          le nepèute
le seldòte          le seldòte.


  • Le parole di genere maschile che hanno la sillaba su cui cade l’accento sulla “o”, se l’accento è grave (ò), al plurale la “òsi trasforma inu”, se l’accento è acuto (ó) la “orimane inalterata

Esempio:
Singolare                         Plurale
il bosco=le vòsche            i boschi=le vùsche
il vomito=le vòmeche       i vomiti=le vùmeche
il mosto=le móste            i mosti=le móste.

  • C’è un gruppo di parole che al plurale aggiunge un “re” in più.

Esempio:
Singolare           Plurale
la càse              le càsere
le ciócce            le ciòccere
l’anìdde             l’anèddere

mercoledì 23 febbraio 2011

Mini Grammatica Dialetto Stiglianese - Lezione n° 10 - Gruppi "sck" "scp" "scq" "sct"

Ai suoni come "sc" di scivolo seguiti da consonanti corrispondono 4 gruppi: sck, scp, scq e sct.
 
Esempi:

schiaffo = sckàffe

sputo = scppéute

schiuma = scquéime

dito = déscte

martedì 15 febbraio 2011

Mini Grammatica Dialetto Stiglianese - Lezione n° 9 - L'avverbio "non"


L'avverbio "non" ha una doppia versione: 

  • " no' " e " na' " con l'apostrofo finale e si usa indifferentemente per il maschile e femminile se viene prima di una parola che inizia con una consonante
Esempi:
Non è buono = no' (na') mmòle

  • " non " (al maschile) o " nan " (al femminile) se viene prima di una parola che comincia con una vocale o con la " j "
Esempi:
Lui non aveva nulla = Jédde non avéje nìnte
Lei non aveva nulla = Jèdde nan avéje nìnte  
Il tempo non è buono = Le tuìmpe non jé bùne
La porta non è chiusa = La pòrte nan jé chiéuse

 

 

venerdì 4 febbraio 2011

Mini Grammatica Dialetto Stiglianese - Lezione n° 8 - La preposizione

      Preposizione semplice:

      di = de                     
      a =                            
      da = da                       
      in = nda (inda)        
      con = co’ (che)          
      su = sópe                 
      per = pe’                    
      tra, fra = tra, fra        


      Esempi

      de fràteme: è di mio fratello 

      Vuò a la càse: vado a casa
       

      Vènghe da Róme: vengo da Roma
       

      Nda càsa méje: in casa mia
       

      Co’ cè cóse se fàce?: con che cosa si fa?
       

      Me mètte sópe de tè: mi metto su di te
       

      Sèrve pe’ scréve: serve per scrivere
       

      Vènghe fra òtte jùrne: vengo fra otto giorni


      La preposizione semplice in si fonde spesso con la parola che segue:
      Es.: in principio = mprencépie
      in lutto = llótte


       Preposizione articolata:

      del, dello,dei, degli, delle = de le; della = de la
      al, allo, ai, agli, alle = a le; alla = a la (‘a)
      dal, dallo, dai, dagli, dalle = da le; dalla = da la (d’a)
      nel, nello, nei, negli, nelle = nda le; nella = nda la (nd’a)
      con lo, con i, con gli, con le = co’ (che) le; con la = co’ (che) la
      sul, sullo, sui, sugli, sulle = sópe (sóp’a) le; sulla = sópe (sóp’a) la
      per il, per lo, per i, per gli, per le = pe’ le; per la = pe’ la

      lunedì 24 gennaio 2011

      Mini Grammatica Dialetto Stiglianese - Lezione n° 7 - L'aggettivo

      L’aggettivo qualificativo
      L’aggettivo qualificativo, se precede un nome maschile, si carica dell’alterazione della radice e restituisce al nome la forma primitiva.
      Esempio: un cane=ne cuône; un bel cane=ne buèlle càne: un cane bello=ne cuòne bèlle.     


      L’aggettivo possessivo
      Gli aggettivi possessivi sono: méje, téue, séue, nùste, vùste, lóre, pròpie.
      L’aggettivo possessivo nel dialetto stiglianese, ad eccezione dell’aggettivo “pròpie”, segue quasi sempre il nome. Nel caso si dovesse trovare a precederlo, seguirebbe allora la stessa regola dell’aggettivo qualificativo, cioè fa propria l’alterazione della radice restituendo al nome la forma primitiva.
      Esempio:
      il cane mio= le cuòne méje; il mio cane=le muéje càne; il cane proprio=le pròpie càne; il cane proprio=le cuòne pròpie. 


      L’aggettivo dimostrativo
      Gli aggettivi dimostrativi: “cóste, cósse, códde” seguono la regola dell’articolo, cioè mutano, al maschile singolare, la radice della parola che accompagnano, mentre gli aggettivi “stèsse, mèdèseme e tale” seguono la regola dell’aggettivo qualificativo, cioè, se precede il nome maschile, si carica dell’alterazione della radice e restituisce al nome la forma primitiva.
      Esempio:
      questo mare è pulito= cóste mòre jé peluéite; io vado allo stesso mare=jé vuò a le stuèsse màre;
      questo pane è fresco= cóste pòne jè fréscke; è lo stesso pane di ieri=jé le stuèsse pàne d’ajìre. 


      L’aggettivo indefinito
      Gli aggettivi indefiniti: “ògne, nescéune, qualónque” seguono la regola dell’aggettivo qualificativo a metà, cioè lasciano inalterata la forma primitiva del nome senza caricarsi però dell’alterazione, mentre l’aggettivo “anchéune(ancóne)=qualche” segue la regola dell’articolo (
      mutano, al maschile singolare, la radice della parola che accompagnano).
      Esempio: ogni palazzo ha il portone=ògne palazze téne le pertóne
      qualche palazzo è antico=ancóne pôlazze jé antéiche.

      lunedì 17 gennaio 2011

      Mini Grammatica Dialetto Stiglianese - Lezione n° 6 - Il sostantivo

      Un gran numero di parole cambia nella radice al maschile singolare, quando è preceduto dall’articolo o dalla preposizione articolata.
      • Es. Nome di persona
      figlio=fégghie; figlia=fégghie; figli=fégghie: figlie=fégghie
      il figlio=le fuégghie; la figlia=la fégghie;i figli=le fégghie; le figlie=le fégghie
      al figlio=a le fuégghie; alla figlia=a la fégghie; ai figli= a le fégghie; alle figlie=a le fégghie
      • Es. Nome di animale
      cane=càne; cagna=càne; cani=càne; cagne=càne
      il cane=le cuòne; la cagna=la càne; i cani=le càne; le cagne=le càne
      al cane=a le cuòne; alla cagna=a la càne; ai cani=a le càne; alle cagne=a le càne
      • Es. Nome di cosa
      pane=pàne; pani=pàne; il pane=le pòne; i pani=le pàne; al pane= a le pòne; ai pani=a le pàne.
      Le parole di genere maschile la cui sillaba accentata termina con la “e” , se l’accento è acuto (é) al plurale non muta, se invece è grave (è) la “e” si trasforma in “i”.
      Esempio:
      figlio=fégghie; il figlio=le fuégghie;i figli=le fégghie;
      vecchio=vècchie;il vecchio=le vuècchie; i vecchi=le vìcchie
      pesce=pèsce;il pesce=le puèsce; i pesci=le pìsce
      spicchio=spécchie; lo spicchio=le spuécchie; gli spicchi=le spécchie
      specchio=spècchie; lo specchio=le spuècchie; gli specchi=le spìcchie

      lunedì 10 gennaio 2011

      Mini Grammatica Dialetto Stiglianese - Lezione n° 5 - L'articolo

      Articolo determinativo: il, lo = le; la = la; i, gli, le = le (L’articolo “le” al singolare va pronunciato con un suono chiuso, come “eu” alla francese, al plurale invece con un suono aperto).
      Articolo indeterminativo: un, uno = ne; una = na.
       
      Esempio: il quadro=le quàdre (suono chiuso)
      i quadri=le quàdre (suono aperto)
      lo scapolo=le scàpele (suono chiuso)
      le scàpele (suono aperto)
       
      N.B.:Tutte le parole di genere maschile che iniziano per "L" quando incontrano l'articolo determinativo "le" si fondono in un'unica parola. Es.: lume: luéime; il lume: lluéime. Altre parole, invece, oltre a fondersi mutano anche nella radice. Es.: libro: lébbre; il libro: lluébbre.

      Quale di questi argomenti vorreste che sia meglio approfondito?